Questa è la storia della mia collega di studi Giò, ovviamente nome di fantasia, giovane funzionaria, una bella famiglia e una stabilità finanziaria costruita sul suo lavoro quotidiano.
Un giorno mi racconta di aver visto delle allettanti pubblicità relative a piattaforme di trading online, mi dice che anche i suoi colleghi le utilizzano, che è già riuscita a fare alcuni begli investimenti e che vorrebbe provare ad investire una somma più consistente.
Mi chiede un parere, perché ci confrontiamo e ci sentiamo di frequente; io gli dico che avrebbe dovuto raccogliere ulteriori informazioni sulla piattaforma, che sì, avrebbe anche potuto essere uno strumento alternativo, ma la metto subito in guardia da eventuali pericoli e/o truffe, raccomandandole la massima prudenza. Qualche tempo dopo, con convinzione e tranquillità, la mia amica bonifica una certa somma, tramite home banking, su un conto corrente straniero (il Paese destinatario non faceva parte dell’Unione Europea).
I nostri rapporti continuano tranquillamente: ogni tanto mi parla genericamente dell’andamento di alcuni titoli ed io, in ottica prudenziale, le consiglio sempre di parlarne con il suo consulente finanziario di fiducia, ma non vengo ascoltato.
In poco tempo Giò svuota il suo conto corrente e lo stipendio mensile rimane la sua unica base attiva.
Passano alcuni mesi senza sentirci, fino a quando non mi invita a prendere un caffè e, quasi con le lacrime agli occhi, mi racconta che stava vivendo un brutto periodo sia al lavoro che con la famiglia: aveva perso quasi tutto con gli investimenti che aveva fatto all’incirca un anno prima, aveva venduto un piccolo box ed anche quella somma era andata perduta. Per un periodo era finita a fare operazioni anche di notte, sia sul mercato orientale che su quello occidentale; al lavoro l’avevano richiamata in più occasioni, perché non era più performante come una volta; aveva litigato in famiglia perché era sempre più assente e spesso presa dal cellulare o dal computer; era in cura da uno specialista, perché tutto questo le era sfuggito di mano, lasciandosi prendere da una sorta di dipendenza e avendo perso in totale una somma più che considerevole.
Ovviamente questa è una piccola parte del racconto, una storia come purtroppo ce ne sono tante altre e che probabilmente può essere stata ascoltata da molti altri di noi, nel nostro lavoro o nella nostra cerchia amicale.
Dobbiamo chiederci che spinta propulsiva sarà in grado di dare l’Intelligenza Artificiale a questi tristi fenomeni, che forse potremmo incominciare a definire di “ludopatia finanziaria”: la disintermediazione, lo scavalcare la professionalità della filiale (fisica o digitale che sia, ma comunque sempre composta dalla presenza e dalle competenze dei professionisti che vi operano) che conseguenze avranno per l’intera società?