di Raffaele Italiano – Roma, 15/04/2022
Continuano le nostre interviste volte a far conoscere e raccontare le storie dei dirigenti sindacali della UILCA. Donne e uomini che attraverso impegno, passione, entusiasmo, spirito di abnegazione, portano avanti la loro attività sindacale sempre con un obiettivo chiaro in mente: quello di essere “da una sola parte, dalla parte dei lavoratori”.
Intervistiamo oggi Giovanna Ricci, Segretaria Nazionale UILCA con delega per il settore della Riscossione. Giovanna, in questa intervista, oltre a raccontarci di sé, ci aiuterà a comprendere meglio quali cambiamenti ha determinato l’introduzione dello smartworking e come il “distanziamento sociale” ha cambiato, anche, il modo di fare sindacato.
Insieme a lei proveremo ad immaginare quali potrebbero essere gli scenari futuri per le lavoratrici ed i lavoratori del comparto Esattoriale, a seguito della legge delega sulla “riforma fiscale”.
– Giovanna, come e perché nasce il tuo interesse verso il mondo sindacale?
Ho iniziato a fare sindacato, quasi per caso, trascinata dall’entusiasmo e dalla professionalità dei colleghi della Uilca che gestirono il passaggio epocale dell’esattoria dalla gestione bancaria a quella a partecipazione pubblica. Il mio primo vero incarico fu quello, nell’autunno del 2006, di componente della segreteria del coordinamento di Equitalia Gerit SpA, l’anno successivo ne divenni segretario responsabile. Da lì è partito il mio percorso nel mondo sindacale attraverso impegni e trattative sempre diverse che mi hanno portata a ricoprire incarichi sempre più impegnativi fino ad arrivare alla segreteria nazionale. Quello che mi ha sempre caratterizzata è la voglia di ascoltare e dialogare con le lavoratrici ed i lavoratori, la mia indole di RSA continua ad accompagnarmi anche oggi e questo mi permette di continuare ad avere una visione più completa delle esigenze dei nostri iscritti. Con tutti gli impegni che si sovrappongono non è facile, ma quando possibile, partecipo volentieri alle assemblee degli iscritti per confrontarmi, ascoltare le loro esigenze e sentire le loro riflessioni. La nostra è un’attività che si fa solo se si ama, perché ti impegna costantemente, quando però si riesce a risolvere un problema che sia dell’intera categoria o anche solo del singolo lavoratore, la soddisfazione ed il benessere che si prova vince ogni stanchezza e dà la voglia di fare ancora di più!
– Il COVID ha cambiato il mondo: cosa è stato necessario fare per continuare ad essere vicino alle lavoratrici e ai lavoratori?
Il Covid ha veramente cambiato il mondo, ed ha cambiato ciascuno di noi, nessuno oggi è lo stesso di prima di marzo del 2020.
Venendo a mancare il contatto, la possibilità di un confronto dal vivo, necessario in qualsiasi relazione per potersi meglio intendere, abbiamo tutti dovuto cambiare il nostro modo di agire, di relazionarci; anche il Sindacato si è dovuto adattare ed adeguare.
In questi due anni, come tutti, abbiamo imparato ad utilizzare le videoconferenze per raggiungere i colleghi che erano in smartworking emergenziale, cercando comunque di poter dialogare con loro: un modo puntuale, per spiegare i protocollo e gli accordi sottoscritti. Occorre, tuttavia, ammettere che la capacità comunicativa, in parte, perde forza se si ricorre allo strumento informatico, perché le sensazioni e le percezioni che si hanno durante gli incontri in presenza, le sfumature delle parole piuttosto che i toni della voce o gli sguardi, sono molto più difficili da cogliere durante una videoconferenza e di solito, occorre una sensibilità particolare e molta più attenzione per comprendere in che modo sia stato percepito il concetto di cui si è parlato.
Il distanziamento sociale che ha caratterizzato questi ultimi due anni, ha, però, determinato un accelerazione verso quel processo di digitalizzazione di cui il nostro Paese era decisamente carente e di cui aveva, nel contempo, un estremo bisogno per poter continuare a stare al passo con i tempi. L’emergenza Covid ha portato ad un utilizzo diffuso di strumenti quali il lavoro agile, prima presente solo in alcuni settori di nicchia, e non certo utilizzato su larga scala dalle aziende o dalle imprese.
Abbiamo assistito ad una evoluzione della comunicazione, l’interazione su piattaforma digitale oggi è una realtà diffusa e alla portata di tutti. Per quanto indubbi siano i vantaggi da essa scaturiti, continuo, comunque, a preferire una comunicazione in presenza fatta di strette di mano e di occhi negli occhi.
– L’introduzione dello smartworking e la riforma fiscale, due fattori che stanno interessando in modo forte anche il comparto esattoriale, quale dovrà essere il ruolo del sindacato rispetto tali cambiamenti?
La pandemia ha cambiato l’approccio delle aziende rispetto al lavoro agile, visto. fino a due anni fa. in maniera molto scettica in quasi tutte le realtà lavorative e comunque molto poco utilizzato. Anche nel mondo esattoriale questa modalità non era diffusa, anzi solo con il rinnovo del CCNL del 2018 è stato previsto il “work life bilance “ e nel 2019 stipulato in AdER, Agenzia delle Entrate Riscossione, un accordo sperimentale per il lavoro agile che vedeva il coinvolgimento di, soli, 150 colleghi. Il periodo emergenziale ha dimostrato, nei fatti, la possibilità di effettuare molte lavorazioni anche da remoto, anche “stando a casa”. Tuttavia bisogna ammettere che quello svolto durante la fase pandemica non è stato tanto smartworking quanto lavoro da remoto per mettere in sicurezza il personale e ridurre al massimo le situazioni di disagio e di rischio. Una volta finito il periodo emergenziale il sindacato ha cercato di strutturare lo smartworking come modalità lavorativa che potesse dare la possibilità alla più ampia platea possibile di lavoratori di poter conciliare vita e lavoro dando, comunque, prevalenza al lavoro in presenza e cercando di tutelare al meglio i colleghi coinvolti in questa nuova operatività. L’accordo (che ha validità di un anno rinnovabile) è andato ad introdurre e normare lo smart working vero e proprio e lo ha regolamentato ponendo un ulteriore tassello sul percorso intrapreso con l’accordo per la sperimentazione del 2019.
Il sindacato continuerà ad insistere affinché le aziende della riscossione siamo sempre più aperte e disponibili anche verso lo smartworking che, se opportunamente regolamentato, è una modalità valida per svolgere la propria attività lavorativa.
Riguardo alla legge delega sulla riforma fiscale che, ancora una volta vede coinvolte sia le attività che gli addetti al settore della riscossione, quella che è la visione del Sindacato la Uilca l’ha spiegata, unitariamente alle altre OO.SS., molto chiaramente ai presidenti delle Commissioni Finanze di Camera e Senato ed anche al Direttore dell’Ente nell’ultimo incontro avuto in occasione della approvazione in CdM della delega fiscale: NON CONDIVIDIAMO IL PROGETTO DI INCORPORARE L’ADER IN ADE poiché siamo convinti dell’utilità di restare soggetto terzo tra ente impositore e contribuente. Tuttavia come Uilca pensiamo che, anche laddove la politica ed il Governo dovessero insistere portando avanti la loro idea, ciò non dovrà assolutamente penalizzare sotto il profilo economico, giuridico, professionale e previdenziale nè l’attuale status dei dipendenti nè le loro prospettive future. In questo senso monitoriamo costantemente i lavori parlamentari e continuiamo a sensibilizzare tutti gli attori sia politici che istituzionali.
Ringraziamo Giovanna per la sua sempre preziosa partecipazione.